A.C. 1455-A
Grazie, Presidente. In queste settimane noi sinceramente abbiamo maturato una convinzione, quella che nel Governo e che nella maggioranza, anche su questo tema importantissimo, delicatissimo, sia prevalsa una linea, quella dell'ipocrisia, della propaganda, della corsa a mettere il cappello su provvedimenti che possono essere sintetizzati, secondo me, con questa espressione: un'occasione perduta.
Cerco di spiegare i motivi di questa affermazione con qualche domanda (alcune di queste le ha poste e le ha ricordate anche il collega Bordo nel suo intervento).
Dopo aver deciso di lavorare insieme per unificare le proposte di legge della deputata del PD Annibali, quella dei 5 Stelle, quella di Forza Italia, quella stessa del Governo, per quale motivo all'improvviso avete fatto marcia indietro, impedendo un lavoro comune, che avrebbe probabilmente portato il Parlamento a votare una legge comune e condivisa? Per quale ragione all'improvviso si è scatenata una competizione mediatica dentro il Governo, tra la filo-leghista Ministra Bongiorno e il Guardasigilli dei 5 Stelle Bonafede? Io credo che le risposte a queste domande siano nel testo, che rappresenta appunto un'occasione perduta.
Se davvero aveste a cuore l'interesse della donna, la lotta, il contrasto anche attraverso la prevenzione di fenomeni drammatici come i quasi quotidiani femminicidi, le violenze domestiche, quelle di genere, i fenomeni di stalking, le umiliazioni e le discriminazioni che le donne subiscono, avreste lavorato insieme con tutti noi, con tutti gli altri, ad un altro testo, ad un altro approccio.
La risposta che date con questo provvedimento in sostanza è solo quella di normare l'aspetto penale, focalizzandosi sull'iter giudiziario. Non che non siano cose significative dal punto di vista dell'approccio, ma tuttavia sono parzialissime. Avete raccolto, anche nel merito di questo provvedimento, critiche da magistrati nel corso delle audizioni, da persone che quotidianamente, sul campo, in trincea direi, si occupano di questi problemi. Ma questa appunto penale è solo una delle sfaccettature della problematica: c'è, innanzitutto, un grande tema culturale di educazione alle politiche di genere, di parità, educazione a combattere ogni forma di discriminazione, sottomissione maschilista o neopatriarcale, rifiuto di stereotipi, rifiuto delle piccole e grandi violenze e maltrattamenti quotidiani. Una grande opera di educazione e civiltà da consolidare, soprattutto negli anni del percorso scolastico, come i precedenti Governi di centrosinistra avevano impostato.
C'è un tema di risorse per finanziare i piani antiviolenza, sostenere le vittime, garantendo loro vicinanza, riservatezza e accompagnamento; sostenere i centri antiviolenza, le case rifugio, le associazioni. Se aveste avuto davvero a cuore questi temi, le risorse non le avreste tagliate come avete fatto.
E c'è un grande tema di percorsi rieducativi, di recupero dei colpevoli, detenuti giustamente per reati di violenza commessi, ma per i quali è necessario lavorare per evitare recidive una volta scontata la pena, con seri percorsi di osservazione e interventi di recupero.
C'è il grande tema di continuare le cose e i percorsi di formazione, avviati e intrapresi dai Governi precedenti, delle forze dell'ordine, e consolidare e sviluppare i protocolli già firmati con l'Arma dei carabinieri e le forze di Polizia, coinvolgendo anche pienamente la Polizia penitenziaria e la polizia municipale, che per prossimità è più vicina ai problemi del territorio e dei cittadini.
E c'è, infine, il tema di sviluppare davvero, non a parole, le linee guida nazionali del 2017 per i pronto soccorso e le aziende ospedaliere, anche relativamente alla raccolta di dati e reperti nella prima fase, per evitare ulteriori traumi alle vittime e forme, come si dice, di vittimizzazione secondaria.
Ho citato alcune cose, Presidente, che nel provvedimento non ci sono, e che avrebbero potuto e dovuto esserci: per questo parliamo di ipocrisia. Del resto, è difficile sostenere che questa maggioranza sia davvero contro le violenze di genere e a favore delle donne: se lo foste, avreste preteso le dimissioni di un Ministro che ha concesso un patrocinio ad un convegno, come quello di Verona, che costituisce un'offesa ai diritti civili, alle conquiste della modernità, alla dignità delle donne. Se lo foste, avreste preteso il ritiro: sì, il ritiro di una proposta di legge come quella del senatore Pillon, che riporta i rapporti matrimoniali e di coppia indietro di decenni, trattando come pacchi chi dovrebbe essere tutelato più di tutti, cioè i minori. Se lo foste, questa maggioranza non ammiccherebbe, almeno in alcune sue componenti, a proposte che mettono in discussione leggi come quelle sul dramma dell'interruzione della gravidanza e la libera determinazione delle donne. E se, infine, foste davvero dalla parte delle donne, ci pensereste ancora, di più, prima di approvare una legge gravissima come quella sulla legittima difesa, che rischia di aumentare a dismisura il numero delle armi in circolazione, che potrebbero causare ulteriori drammi domestici e casalinghi.
Ma questi sono una maggioranza ed un Governo che hanno come Ministro dell'interno un signore che sembra indignarsi solo quando capita un episodio di violenza alle donne compiuto da extracomunitari: non si vede la felpa di Salvini quando a umiliare ed offendere, violentare le donne sono magari, come capita, italiani di pelle bianca. Come è accaduto sulla Circumvesuviana, in Sicilia o in Veneto: lì Salvini non c'era.
Ecco allora alcuni motivi, innanzitutto politici, per i quali abbiamo parlato di ipocrisia e di questa legge come occasione perduta.